Nell’ambito emerso dall’oggetto della Call, che sottolinea come in periodi di incertezza, strumenti normativi formali e modelli predeterminati, come i tradizionali piani urbanistici, non siano sufficienti per garantire la progettazione e l’implementazione di ambienti urbani di qualità, vivaci, piacevoli, inclusivi e accessibili per tutti i cittadini, il presente contributo si propone di sottolineare come il ricorso nella pianificazione alle soft policies, intese come strumenti di governance e di intervento urbano non vincolanti che mirano a influenzare comportamenti e processi sociali attraverso incentivi, promozione di buone pratiche, sensibilizzazione e partecipazione comunitaria piuttosto che tramite regolamentazioni rigide e normative obbligatorie, rappresenti un approccio efficace per garantire prestazioni minime, servizi essenziali e diritti di cittadinanza, creando contesti urbani equi e inclusivi. Attraverso strumenti come pianificazione partecipativa, iniziative di comunità e collaborazione tra settore pubblico e privato, diviene possibile promuovere il soddisfacimento dei diritti sociali fondamentali, inclusi salute, ambiente, istruzione, cultura e mobilità. Accostare l’approccio mirato dell’utilizzo delle soft policies per implementare reti di territorializzazione e modelli alternativi di governance per quanto concerne modelli innovativi di rigenerazione urbana, costituito dalle Case di comunità, parte integrante della Missione 6 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), potrebbe creare un interessante esempio nell'ambito della definizione di normative, regole e requisiti per la distribuzione del welfare sociosanitario, consentendo di sfruttarne la flessibilità e l'adattabilità per affrontare le esigenze specifiche delle comunità, promuovendo una gestione più efficiente e responsiva dei servizi sociosanitari. Le case di comunità, tramite l’integrazione di servizi sanitari e sociali in un unico spazio, promuovono l'accesso a cure di prossimità e il benessere complessivo della comunità; non solo forniscono assistenza sanitaria, ma fungono anche da hub per la partecipazione comunitaria e la coesione sociale, favorendo un ambiente inclusivo e solidale. Un elemento chiave per concorrere a tale integrazione potrebbe essere caratterizzato dall’utilizzo temporaneo di strutture e spazi pubblici, in modo da consentire una maggiore flessibilità e adattabilità alle esigenze emergenti, ed offrire una soluzione flessibile per affrontare le necessità immediate e sperimentare nuovi modelli di servizio. Difatti, potenziare la rete di case di comunità attraverso l'uso temporaneo di strutture e spazi pubblici potrebbe accelerare significativamente la diffusione e l'accessibilità dei servizi sociosanitari, consentendo di colmare rapidamente le lacune esistenti nelle infrastrutture fisse, offrendo una risposta immediata alle esigenze della popolazione e sperimentando soluzioni innovative che possono essere adottate su larga scala. Inoltre, l'uso temporaneo facilita la flessibilità operativa, consentendo un adattamento rapido ai cambiamenti demografici e alle emergenze sanitarie, migliorando così la resilienza e l'efficacia complessiva del sistema sociosanitario. In sintesi, l'adozione delle soft policies nella rigenerazione urbana potrebbe attestarsi come una strategia sostanziale per costruire città più giuste, eque e inclusive. Attraverso la partecipazione, la collaborazione e il supporto comunitario, si potrebbe effettuare un passo significativo verso il soddisfacimento dei diritti fondamentali e la pari dignità sociale, migliorando la qualità della vita urbana per tutti i cittadini.

Soft policies e case di comunità. Un approccio innovativo per la rigenerazione urbana e il welfare sociosanitario / Meta, Margherita. - (2025), pp. 181-184.

Soft policies e case di comunità. Un approccio innovativo per la rigenerazione urbana e il welfare sociosanitario

MARGHERITA META
2025

Abstract

Nell’ambito emerso dall’oggetto della Call, che sottolinea come in periodi di incertezza, strumenti normativi formali e modelli predeterminati, come i tradizionali piani urbanistici, non siano sufficienti per garantire la progettazione e l’implementazione di ambienti urbani di qualità, vivaci, piacevoli, inclusivi e accessibili per tutti i cittadini, il presente contributo si propone di sottolineare come il ricorso nella pianificazione alle soft policies, intese come strumenti di governance e di intervento urbano non vincolanti che mirano a influenzare comportamenti e processi sociali attraverso incentivi, promozione di buone pratiche, sensibilizzazione e partecipazione comunitaria piuttosto che tramite regolamentazioni rigide e normative obbligatorie, rappresenti un approccio efficace per garantire prestazioni minime, servizi essenziali e diritti di cittadinanza, creando contesti urbani equi e inclusivi. Attraverso strumenti come pianificazione partecipativa, iniziative di comunità e collaborazione tra settore pubblico e privato, diviene possibile promuovere il soddisfacimento dei diritti sociali fondamentali, inclusi salute, ambiente, istruzione, cultura e mobilità. Accostare l’approccio mirato dell’utilizzo delle soft policies per implementare reti di territorializzazione e modelli alternativi di governance per quanto concerne modelli innovativi di rigenerazione urbana, costituito dalle Case di comunità, parte integrante della Missione 6 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), potrebbe creare un interessante esempio nell'ambito della definizione di normative, regole e requisiti per la distribuzione del welfare sociosanitario, consentendo di sfruttarne la flessibilità e l'adattabilità per affrontare le esigenze specifiche delle comunità, promuovendo una gestione più efficiente e responsiva dei servizi sociosanitari. Le case di comunità, tramite l’integrazione di servizi sanitari e sociali in un unico spazio, promuovono l'accesso a cure di prossimità e il benessere complessivo della comunità; non solo forniscono assistenza sanitaria, ma fungono anche da hub per la partecipazione comunitaria e la coesione sociale, favorendo un ambiente inclusivo e solidale. Un elemento chiave per concorrere a tale integrazione potrebbe essere caratterizzato dall’utilizzo temporaneo di strutture e spazi pubblici, in modo da consentire una maggiore flessibilità e adattabilità alle esigenze emergenti, ed offrire una soluzione flessibile per affrontare le necessità immediate e sperimentare nuovi modelli di servizio. Difatti, potenziare la rete di case di comunità attraverso l'uso temporaneo di strutture e spazi pubblici potrebbe accelerare significativamente la diffusione e l'accessibilità dei servizi sociosanitari, consentendo di colmare rapidamente le lacune esistenti nelle infrastrutture fisse, offrendo una risposta immediata alle esigenze della popolazione e sperimentando soluzioni innovative che possono essere adottate su larga scala. Inoltre, l'uso temporaneo facilita la flessibilità operativa, consentendo un adattamento rapido ai cambiamenti demografici e alle emergenze sanitarie, migliorando così la resilienza e l'efficacia complessiva del sistema sociosanitario. In sintesi, l'adozione delle soft policies nella rigenerazione urbana potrebbe attestarsi come una strategia sostanziale per costruire città più giuste, eque e inclusive. Attraverso la partecipazione, la collaborazione e il supporto comunitario, si potrebbe effettuare un passo significativo verso il soddisfacimento dei diritti fondamentali e la pari dignità sociale, migliorando la qualità della vita urbana per tutti i cittadini.
2025
PROGETTARE NEL DISORDINE - PROGETTARE IL DISORDINE. Riordinare le fragilità urbane
978-88-7603-263-9
healthcare provision; local policies; community houses; soft policies
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Soft policies e case di comunità. Un approccio innovativo per la rigenerazione urbana e il welfare sociosanitario / Meta, Margherita. - (2025), pp. 181-184.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1731705
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